Sabato 1 marzo sveglia alle 6:20, rimozione degli scazzilli (ndr: per chi non lo sapesse, dicesi scazzilli i grumi che si formano agli angoli degli occhi durante il sonno) e ultimo e secondo briefing alle 6:30. Come speaker un grassone forse samoano che a detta degli stessi ragazzi inglesi parlava un pessimo inglese. Vi riporto un esempio delle frasi che ha snocciolato durante il suo soliloquio (guai ad interromperlo o a fare brusio...nota sul registro, sospensione con obbligo di frequenza, lavori forzati e bagni borbonici): “Slaba dinaua gort kinsly...you lose your bond!...Ok?” (il bond null'altro è che la cauzione che si lascia per il veicolo, cioè 60 dollarozzi a cranio...) Terminata la pantomima del grassone dal linguaggio arcano ci dedichiamo agli ultimissimi preparativi e al set up della macchina. Il Bent è stato incaricato da George, il classico Queenslander, una specie di meccanico/carrozziere/tuttofare di controllare gli interni del fuoristrada mentre io ed Ajia, una delle 4 canadesi (piantiamola con le battute... xD), abbiamo ricevuto il compito di controllare la carrozzeria e i cristalli. Dopo i veri checks, il Jabba the Hutt dell'oceania ci ha mostrato una frizione nuova bruciata in 3 ore da un tizio inglese esortandoci a non ripetere la prodezza, pena ovviamente la perdita del bond...e penso io anche un paio di schiaffoni! :P Istruzioni di rito sull'inserimento del 4WD e della ridotta, caricamento dei bagagli e alle 8:30 veicoli in strada alla volta del traghetto per l'isola...SI PARTEEE!!! La configurazione iniziale vede il Bent al volante, come responsabile del trasporto per e dal traghetto al resort, me e Bontà sul sedile anteriore e il resto della ciurma anglofona più Alice sui due sedili di dietro a mo' di manipolo di marines. Il traghetto (barge) per l'isola impiega una mezz'oretta, durante la quale iniziamo a scattare le prime foto e ad approfondire la conoscenza coi compagni d'avventura. Due delle 4 canadesi si rivelano subito come due “malate”, introducendoci al loro PP. Che cos'è sto PP?! Io a distanza di una settimana e più non l'ho ancora capito bene, ma all'atto pratico si fa unendo indice e pollice e stendendo le altre dita a mo' di P, il tutto portando le mani al petto in modo che chi guarda veda due P. So che non avete capito un cazzo nè di come si faccia nè di cosa sia nè a cosa serva, ma ormai è diventato il saluto del gruppone Fraser Island e va bene così!!! xD Giunti sull'isola si innesta finalmente il 4WD e si iniziano a macinare metri sulla sabbia soffice...BELLISSIMO!!! Vorrei che tutte le strade del mondo fossero così!!! I primi momenti alla guida sono un po' di studio sia del veicolo che del terreno che dei passeggeri, ma presa un po' di confidenza si passa al rock n' roll!!! whuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
Prima tappa sull'isola di sabbia più grande del mondo è Central Station, dove non si prende la metro ma ci si ristora coi paninozzi al tutto fatti grazie alla spesa comune da parte delle due canadesi malate, da qui in poi PP-Gals. Dopo il pranzo la guida del fuoristrada passa in mano al sottoscritto. Inutile ripetere il concetto di DIVERTIMENTO nell'attraversare ampi tratti di bush su un tracciato sabbioso. Prima tappa balnerare Lake Birrabeen. Su Fraser Island è “sconsigliato” fare il bagno nell'oceano a causa di stingers (cubomeduse mortali) e squali per cui l'unica soluzione sono i laghi, che per fortuna abbondano e sono crocs-free, cioè non ci sono i coccodrilli, cosa che male non fa diciamo... Dopo il primo lago un altro, il Boomanjin, dall'acqua coloratissima ma decisamente poco invitante per una nuotata. Fattasi una certa, decidiamo di dirigerci al Cornwell Camp Site, ma ovviamente non poteva andare tutto liscio, perché in Australia non puoi mai nè rilassarti nè annoiarti. Chi ci troviamo dunque davanti insabbiati a pochi metri dalla spiaggia? Ovviamente quegli sfigati del gruppo B del Koala (ndr: noi eravamo il gruppo A). Dopo ripetuti tentativi e sforzi, sotto un caldo opprimente e i ripetuti attacchi di mosche verdi che pungono (penso siano le uniche mosche al mondo che pungono... -.-”), finalmente arriva il nostro salvatore: un autista di bus tour australiano, presumibilmente del Queensland a giudicare dal sorriso stampato in faccia e dalla seraficità con cui ha affrontato la situazione e liberato dalla sabbia un fuoristrada senza 4WD (ebbene si, l'auto di quegli sfigati non aveva il 4 WD ma quegli inetti non hanno detto nulla alla compagnia per un eventuale rimborso). Mi stavo dimenticando di aggiungere che il bus guidato dal pazzoide australiano era pieno di esemplari del gentil sesso provenienti da diversi Paesi. Qualcuno, di CUi non faCCIo il nome, le ha anche contate, ed esiste anche un video della conta, ma probabilmente tale documento resterà inedito per parecchio tempo... ;) Fanculizzato il gruppo B arriviamo finalmente al campo base e iniziamo a montare le tende (purtroppo non canadesi...). Sistemati armi e bagagli scatta il primo bbq condito da fiumi di parole e birra. Cuoco ufficiale del gruppo A è Joey, uno dei due ragazzi inglesi, detto anche Mad Hatter per via del suo fido quanto ridicolo cappello di paglia bounty-style. Mandati giù 2-3 hamburgers gusto carne e sabbia, scattano i drinking games. In Canada ne conoscono a bizzeffe e di molto divertenti e il risultato è garantito: allegria e alcolemìa a nastro! La classifica di devastazione della prima serata è la seguente: 1.Kaelynn 2.Ajia 3.Mary Beth 4.Joey 5.Amanda 6.Jo 7.Shawn 8.V 9.Bent 10.Bontà 11.Alice Inspiegabilmente ma soprattutto immotivamente verso le 23:00 all'improvviso termina il drinking game e tutti si alzano a ballare ognuno un proprio ballo, che ovviamente non c'entra un cazzo con la musica. Il sottoscritto, cercando un momentodi relax sotto la volta stellata, si allontana dal gruppone verso la spiaggia buia ma viene intercettato quasi al volo dalla capolista della classifica succitata. Che cacchio vorrà questa da me?! - penso tra me e me. In perfetto ubriachese mi spiega che vuole che io le insegni alcune mosse per atterrare il Bent... -.-” Dopo 2-3 secondi di legittimo sbalordimento penso che aiutare una povera canadese smarrita è cosa buona e giusta così decido di insegnarle un paio di mosse della mia personalissima arte marziale chiamata Schiappillo. L'allieva è visibilmente limitata nella coordinazione e nella capacità d'apprendimento ma riesce comunque ad atterrare il maestro 3-4 volte sui 500 tentativi effettuati. A questo punto la narrazione si interrompe a causa di una spersonalizzazione del sottoscritto che gli impedisce di attingere nei suoi ricordi (pezza a colori mode ON). ...Arriva il momento della nanna. Le tende sono 4, le persone 11, quindi 3 persone circa per tenda. Una tenda è già formata, cioè i 3 ragazzi inglesi, restano quindi il gruppo italico da 4 e il gruppo canadaese a sua volta da 4. Non essendo la matematica dalla nostra, il sottoscritto decide per il quieto vivere del gruppone di sacrificarsi e di lasciare dormire i 3 compagni italici nella stessa tenda, chiedendo asilo socio-politico nella tenda, guarda un po' “canadese”, sezione PP-Gals. A mio modesto parere, tali gesti di abnegazione andrebbero incensati, ma inspiegabilmente i due amicici Bontà e Bent hanno accolto con sospetto tale gesto, non conferendogli il meritato encomio...mmmah... Il risveglio del secondo giorno è stato epico. Apertura della zip della tenda, stiracchiamento sulla sabbia fredda davanti ad un sole ancora basso e pallido e...cagata nel bush! Ebbene si, non essendoci gabinetti convenzionali nel raggio di almeno 1 km l'unica soluzione è farla nel boshetto alle spalle delle tende. Non puoi dire di aver vissuto Fraser Island se almeno una volta non l'hai fatta nel bush. Il primo driver del secondo giorno è Bontà, che si destreggia abbastanza agilmente tra sabbia soffice e battigia. Prima tappa Indian Head, cioè la punta estrema della costa est dell'isola percorribile in fuoristrada. Durante il tragitto incontriamo diversi aereoplani che atterrano e decollano direttamente dalla spiaggia, che in quanto lunga e piatta costituisce una pista d'atterraggio naturale. L'unico “inconveniente” è la promiscuità col traffico automobilistico :D A Indian Head si goda di una magnifica vista sull'oceanoda una rupe a strapiombo sui flutti. L'acqua è talmente limpida che da diversi metri d'altezza siamo stati in grado di individuare una manta e uno squalo. Non potendo andare oltre con la macchina, da Indian Head siamo tornati indietro al relitto della Maheno, una nave-ospedale usata durante la Prima Guerra Mondiale dalla flotta neozelandese arenatasi sulla costa est di Fraser Island nel 1935. Vedendola all'orizzonte nella foschia creata dalla spuma del mare sembra quasi una nave fantasma, e secondo me è uno dei posti più suggestivi di FI se assaporato in compagnia di poche persone o addirittura da solo. Salutata la Maheno, o quel che resta di lei, visita a Lake Wabby. Questo lago mi rimarrà impresso perchè è incastonato tra il bush e il deserto. Da amante del secondo non ho saputo resistere ad una lunga passeggiata, nonostante il caldo e l'abbondante sudata suggerissero prima un'immersione ristoratrice nelle acque del lago. Passeggiare da solo nel deserto è per me una cosa difficilmente descrivibile a parole. Il fascino di sterminate distese di sabbia e dune perfette ha un non so che di mistico e di incredibile. I suoni nel deserto sono radi e netti e l'aria ha un sapore particolare. Ogni singolo elemento che interrompe la distesa di sabbia cattura l'attenzione ed è quasi impossibile non avvicinarsi. Sicchè il vagare nel deserto non è mai lineare come in un qualsiasi altro posto sulla terra. La normale deambulazione viene sostituita da un'andatura più simile a quella di una nave cullata dalle onde del mare. Passeggiare nel deserto è una delle esperienze più oniriche che l'uomo possa provare. Dopo Lake Wabby ritorno al campo base, che avevamo deciso di lasciare a Cornwell Site, e cena a base di carne e sabbia. I postumi della sera precedente sono ancora latenti per cui la baldoria è assente e ci si dedica ad un più pacato e malinconico star watching distesi al buio sulla sabbia. La musica e qualche birra rendono l'atmosfera sin troppo rilassante, tant'è che parecchi cadono vittime del sonno. La volta stellata che è possibile osservare dall'emisfero sud è fantastica. Sarà perché su Fraser c'erano della condizioni ottimali d'osservazione, cioè cielo limpido e assenza di luce artificiale, ma quello è stato il miglior cielo stellato che abbia mai visto fino ad ora. La Southern Cross poi vale da sola il prezzo del biglietto. Il terzo giorno è quello del ritorno sulla terraferma quindi impacchettate le tende ci siamo diretti all'ultimo lago del tour, cioè Lake McKenzie, che somiglia molto al primo dei laghi visitati, il Birrabeen. Dopa la classica strazzata a schiaccia 7, passeggiata lungo la riva fino più o meno al punto diametralmente opposto alla spiaggia balneabile. Da lì i suoni e le sagome delle persone sulla spiaggia opposta sono impercettibili, il che non guasta mai se si cerca un contatto diretto e indisturbato con la natura. Il bello di Fraser Island è che puoi trovare la natura selvaggia anche nei luoghi più turistici, basta fare qualche metro a piedi più in là. Finita la visita a Lake McKenzie, è il triste momento del rientro...e della pulizia della vettura! Già! Perchè tra le cause di perdita del bond sulle condizioni di noleggio c'è presenza di acqua marina sul/nel veicolo e riconsegna del veicolo eccessivamente sporco. Troppa discrezionalità per i nostri gusti, così decidiamo che è meglio dare una pulita alla carrozzeria e agli interni in attesa del traghetto per Hervey Bay. Una volta a bordo del traghetto, sul ponte superiore non ho potuto fare a meno di fissare a lungo quest'isola magnifica, rivivendo dentro di me i due magnifici giorni passati e pensando che quello non sarebbe stato un addio ma soltanto un arrivederci a data da destinarsi. Il rientro al resort, 3 marzo 2008, è stato sabbioso. Sabbia ovunque: in bocca, sulla pelle, nei capelli, in tasca, negli occhi, tra i denti e anche sul conto in banca. La stanchezza si tagliava a fette ma la soddisfazione per i luoghi e la compagnia era al massimo in ciascuno degli 11 membri del gruppo A. Verso le 22:00 abbiamo salutato le 4 candesi Amanda, Ajia, Mary Beth e Kaelynn ripromettendoci di rivederci ad Airlie Beach. Io e il Bent abbiamo poi trascorso il resto della serata con Shawn, Jo e Joey, i ragazzi inglesi, per poi salutare anche loro verso mezzanotte con la promessa di rivederci anche con loro ad Airlie Beach. Penso che il tour su Fraser Island è una delle cose che più mi rimarrà dentro di questo viaggio in Australia. Nonostante sia una meta di massa, ho potuto trovare meravigliosi angoli di natura selvaggia vissuti in solitaria, ma anche assaporare momenti di esaltante baldoria di gruppo con delle gran belle persone.
Yin Yang satisfied.
cosa c'è dopo...
14 anni fa
1 commento:
Sulle canadesi (ma soprattutto una!) non faccio commenti anche perchè se i fatti che hai raccontati risultano essere molto vicino alla realtà, la tua descrizione dall'approccio e il tuo sacrificio nel dormire con loro mi spingono a non commentare ulteriormente!:-D
Bontà intervieni tu per favore!;-)
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