domenica 15 marzo 2009

Whitsundays (o come dicevan molti Whitmondays...)

Sabato 7 marzo 2009 saremmo dovuti partire per la tanto agognata crociera alle isole Whitsundays, che però per qualcuno è solo una mentre Fraser è un arcipelago...vabè... Le previsioni meteorologiche di venerdì non sono dalla nostra, ma ci sta eh. Ci era andato tutto fin troppo di culo fino ad ora, sicché un imprevisto ci poteva anche stare. L'imprevisto questa volta ha un nome, si chiama Hamish ed è un simpaticissimo ciclone forza 3 (scala 1 a 5) che se ne va a zonzo qualche centinaio di km a largo di Cairns, 700 km a nord del nostro punto di partenza per la crociera. Per farla breve: crociera cancellata per sabato e domenica e mani giunte sperando che Hamish non cresca e non scenda verso la costa. Avranno funzionato le preghiere? Ovviamente no!! Sabato Hamish raggiunge il 4° livello e si abbassa verso le Whitsundays per colpirle in pieno domenica quando era a forza 5, cioè il massimo. Bello eh?
A questo punto il morale della truppa è ai minimi storici e si era tutti pronti a ricevere il denaro indietro. C'è da dire però che i due giorni in più di permanenza forzata ad Airlie “does anybody see the” Beach ci hanno permesso di riposarci e rilassarci dopo alcuni giorni di tour e spostamente frenetici. Contro ogni pronostico lunedì 9 siamo riusciti a partire per questa benedetta crociera, che ormai vedevamo come un compito a casa piuttosto che come un divertimento. Salpiamo verso le 4 del pomeriggio e arriviamo dopo circa un'ora di navigazione a South Molle Island, sede del nostro resort, dove dopo un bagno in piscina (essì perché a quelle latitudini se ti azzardi a mettere piede nell'oceano ci sono almeno 3 bestie pronte a freddarti) è ora di cena, e quindi ceniamo. Pennichella post cena e poi giù in pista a vedere che si può fare per la serata. Uno squallore raramente visto altrove. Sbarbatelli e ragazzine forse manco ventenni che si ingozzano di alcol e ballano sui tavoli alla maniera anglosassone, cioè senza criterio alcuno e con l'unico scopo di produrre tanto rumore. Nonostante le copiose sorsate di birra, ovviamente “trickata” e non acquistata al doppio del prezzo sull'isola, intorno a mezzanotte o e il Bent decidiamo che è il momento di lasciare con dignità quel posto tristissimo. Detto fatto senza indugiare.
La mattina dopo colazione alle 7:30 e partenza per Whitehaven, l'isola più grande dell'arcipelago.
Con la bassa marea, almeno a giudicare dalle foto di Vito, Cry e Dani, magari Whitehaven beach è un gran bel posto, di quelli da copertina dei depliants, ma quando ci siamo andati noi faceva, senza mezzi termini, abbastanza cagare: alta marea e ciclone l'avevano resa una spiaggia anonima colma di detriti sulla battigia. Verso le 14:30 è tempo di rientrare alla base. Al ritorno su South Molle io, il Bent e Lorenzo, un ragazzo fiorentino conosciuto la sera prima della partenza al McDonald di Airlie Beach mentre si scroccava internet, veniamo colti dalla scoppia del cocco. L'isola pullula di alberi da cocco, ciononostante un anglofono di nazionalità non meglio specificata è stato capace di chiederci, vedendoci con del cocco sbucciato tra le mani - dove l'avete preso? -.-”
Il gelo...
Aperte un paio di noci di cocco ci tuffiamo in piscina per il consueto bagnetto refrigerante e dopo via di nuovo alla squisitissima cena a base di roba fredda e semi-marcia. Dopo cena le intenzioni mie e del Bent sono delle migliori (o peggiori a seconda della prospettiva), così barzotti di birra ci precipitiamo sul dance/breakfast/dinner floor e troviamo un paesaggio semidesertico. Non c'era nessuno!!! Solo i recidivi della danza alcolica sempre dove e comunque. Inglesi e tedeschi insomma :D
A farci forza nel momento del bisogno arriva Lorenzo, dopo la sua chiamata in Italia d'obbligo, e finalmente la serata prende senso. Sotto un cielo illuminato a giorno dalla luna io e il buon toscanaccio, che di mestiere fa il cuoco, iniziamo a parlare di metal,dance anni '90, pezzoni anni '80, pesca e cucina. E' stata una chiacchierata che ricorderò a lungo. Tutto ciò per sottolineare e per far capire ai cari amici anglosassoni che per godersi un posto non bisogna essere per forsa sbronzi dalla mattina alla sera, ma possono bastare due chiacchiere in riva all'oceano sotto la luna piena.
Fattasi una certa, il sottoscritto si ritira per deliberare mentre il Bent tenta l'ultimo assalto a una tipa del North Carolina marcia come la Maheno.
Il giorno seguente ci svegliamo sotto un classico acquazzone tropicale. E grazie al cazzo! Siamo in piena wet season!! xD

Ora fermo un attimo la narrazione e voglio dire due parole a tutti quelli che sognano di ritirarsi e andare a vivere su di un'isoletta tropicale. Allora iniziamo col dire che ai tropici fa si sempre caldo, ma bisogna avere a che fare con solo due stagioni opposte: la stagione umida e la stagione secca. Durante la prima piove spesso e a lungo ed anche volentieri. Durante la seconda non cade una goccia d'acqua manco a pagarla col sangue. Tutto ciò fa da contorno alla presenza di eventuali cicloni, tempeste e animali letali che vi manderebbero con una facilità estrema all'altro mondo. Mettiamoci poi la scarsità di collegamenti stradali, elettrici e idrici, e pure la costante presenza di turisti. Vi piacerebbe ancora vivere ai tropici?

Riprendiamo.
Nonostante la pioggia abbondante il capitano della Pride of Airlie, soprannominato Capitan Libeccio, decide che non solo si può salpare ma si può anche andare a fare snorkeling a non so quale isola dell'arcipelago, mi ricordo solo che era vicino all'isola dei vip, dove una notte costa 6.500 $ (si avete letto bene...) e se provi ad attraccare iniziano a bersagliarti mitragliatrici da 50 mm dalla spiaggia, siluri da sottomarini atomici, e cecchini scelti appostati su elicotteri che possono decollare in 7 secondi netti.
La situazione è tragicomica. Tempo di merda, acqua non da meno e gente semiubriaca che a fatica entra nella muta. Alcuni vanno a morire quasi subito spiaggiati, altri continuano a barcollare perfino in acqua, sicché sta sessione di snorkeling finisce a tarallucci e goon (vino di infima qualità ndr).
Dopo la suddetta pantomima si torna a South Molle a recuperare i babbei ritardatari del mattino, e qui si manifesta la parte più divertente della crociera. A causa del mare mosso la Pride of Airlie comincia a muoversi su e giù a mo' di Tagada. E' il momento allora di fare il babbeo. Portatomi a prua inizia il gioco del “salta seguendo l'onda possibilmente senza farti sbalzare fuori bordo”. E' un gioco adatto a tutti, grandi e piccini, purché dotati di ottimo equilibrio e agilità per attutire le cadute. In breve si trasforma nel gioco dell'estate, e una folla si accalca a prua per praticarlo. Purtroppo però nessuno viene sbalzato fuori bordo...
Durante tutto ciò sale in cattedra Aatim, un tedesco ciucco come una scimmia, che inizia a offrire goon non suo a chiunque gli capiti a tiro. Impossibile rifiutare dato che si attacca come una piattola finché non bevi. Benché incapace di reggersi in piedi, manifesta la volontà di andare a prua per saltare con le onde, ma per fortuna glielo impediamo dato che a prua, nel suo stato, non ci sarebbe manco arrivato...La distanza era un paio di metri... Purtroppo l'ilarità regalataci dal buon Aatim finisce quando arriva la tipa della crew a sequestrargli il goon, dato che era palesemente ubriaco. Dopo averci chiesto come si dice “vaffanculo” in italiano ed averne lanciati un paio all'indirizzo della tipa, cade addormentato come uno scannato, sicché risulta difficile svegliarlo anche una volta giunti ad Airlie Beach. Giunti colà il tempo di salutare Lorenzo, con la promessa di ribeccarci a Cairns, e di recuperare Alice che alle 16:00 si parte per Cairns, 597 km in macchina verso nord. Dopo un viaggio non facile, date le condizioni meteo e il pericolo canguri e casuari, giungiamo finalmente nella patria dell'umido: il Queensland del nord. Qua l'umidità si butta in faccia e ti piglia a schiaffoni. Non so se rendo l'idea. Passata la notte al Serpent, ostello in zona abbastanza periferica ma dal prezzo onestissimo, io e l'irreprensibile Bontà accompagnamo il Bent e Alice all'areoporto. Ebbene si...è giunto il momento dei saluti per i quattro della East Coast. Noi due restiamo a Cairns per visitare Cape Tribulation mentre il duo calabro-lombardo si dirige ad Alice Springs con meta Uluru, la grande roccia sacra che si staglia nel cuore dell'Australia [chi gioca a Geo Challenge dovrebbe sapere bene dov'è!!! ;)].


Termina qui il road trip in 4 e ne inizia uno mini in 2.
Alla prossima!!

Che l'umidità sia anche con voi!!!
;)

Nessun commento: