lunedì 16 marzo 2009

M'ando vai se il 4x4 non ce l'hai (cronaca di una giornata a Cape Tribulation e dintorni)

La mattina del 12 marzo 2009, dopo aver smollato il Bent e Alice all'areoporto di Cairns inizia ufficialmente il “Fuggi da Foggia a Cape Tribulation Road Trip”.
Prima tappa intermedia è Kuranda, una cittadina dell'interno non molto distante da Cairns. Qui all'ufficio informazioni ci danno indicazioni su come raggiungere la Barron Falls. Lo speccatolo è di quelli che mozzano il fiato. La massa di acqua cadente è impressionante e anche il suono è imperioso. Siamo stati fortunati a poter visitare Barron Falls in wet season, poiché durante la stagione secca l'imponente cascata si trasforma in un timido ruscello, a malapena visibile dal lookout di fronte.
Salutata Kuranda e la sua bellissima cascata, proseguiamo il viaggio sulla strada litoranea che porta a Cape Tribulation. La costa a nord di Cairns è molto bella. E' piena zeppa di spiagge, paludi e lookouts che meritano davvero una sosta, qualche foto e un giretto. Su tutte spicca Ellis Beach, che a mio modestissimo parere è più bella di Whitehaven Beach. Qui io e Bontà ci concediamo un lauto pranzetto con la pizza di Pizza Hut avanzata dalla sera prima e una banana a testa.
Proseguendo al Rex Lookout incontriamo anche un tizio in procinto di fare parapendio. Dopo aver assistito a tutta l'azione, dal lancio all'atterraggio, poco più avanti ci fermiano in una spiaggia paludosa. La particolarità è che con la bassa marea l'oceano si ritira di diversi metri lasciando una distesa enorme di sabbia bagnata calpestabile. Non potevamo quindi farci sfuggire l'occasione di passeggiare sul fondo dell'oceano! Durante la passeggiata incontriamo granchietti, strani cumuli di sabbia filiformi (pensavamo fossero escrementi), e alcune stelle marine. Al ritorno ci siamo affacciati a dare un'occhiata, e l'area su cui avevamo camminato era sommersa da diversi centimetri di acqua...amazing!!!
Seconda tappa ufficiale intermedia è Mossman, una cittadina di modeste dimensioni non lontano da Port Douglas. A Mossman visitiamo la Mossman Gorge, la gola che apparteneva alla popolazione dei kukku yalanjima.
Scattate due foto, fatti due passi è tempo di dirigersi a Port Douglas, una località marittima, a differenza delle prime due, molto curata e per una clientela decisamente danarosa. Infatti sulla strada che porta in centro (si fa per dire centro) è piano di resort e terme di un certo livello. Roba insomma che i backpackers manco prendono in considerazione. La Four Mile Beach, la spiaggia di Port Douglas, non sarebbe nulla di che se non avesse le palme in stile Miami a farle da cornice. Dopo la visita a due discreti lookouts il tempo per Port Dougie è scaduto. Finalmente si va dritti a Cape Tribulation!
Continuano le curve e i saliscendi ma la Gollosa (la nostra fida Toyots Camry) affronta entrambi con agilità. La zona di CT è un posto particolare, ma non solo per la foresta pluviale. Sembra quasi un mondo a parte, tant'è che per arrivarci occorre oltrepassare il Daintree River non su di un ponte ma tramite una chiatta!!! Arrivati al punto d'imbarco ci rendiamo subito conto che se Cairns è umida, Cape Tribulation è l'umidità fatta luogo. Non so quantificarla in percentuale ma vi basti sapere che per tutto il tempo trascorso lì non ho mai avuto i vestiti asciutti. Guadato il Daintree, ci avventuriamo finalmente nella foresta pluviale vera e propria. Guidare in mezzo a quel verde pulsante è stata un'esperienza bellissima. Il nostro resort, il Crocodylus Village, si trova sulla strada per Cow Bay, una baia poco a sud di Cape Tribulation “centro”. Trovato abbastanza facilmente il resort e non altrettanto facilmente parcheggio e reception, chiediamo al tizio che ci accoglie, sosia di Robert Englund, l'attore che impersona Nightmare, qualche dritta sulle cose da vedere l'indomani. Soddisfatti dei consigli ci dirigiamo verso la nostra “stanza”. Le virgolette sono d'obbligo perché le stanze sono ricavate in enormi tende dal tetto spiovente divise in quattro parti da pareti di compensato. Questi tendoni hanno pareti esterne per metà di tela incerata e per metà di rete a mo' di zanzariera: praticamente a livello acustico è come dormire all'aperto nella foresta pluviale, con tutto il concerto di bestie e bestiole varie che ne consegue...ah dimenticavo la pioggia... I commenti e le battute sulla sistemazione ovviamente si sono sprecati... Rassegnati al nostro destino ma ridanciani come idioti, ci concediamo una parca cena, una inutile doccia, perché tanto ne siamo usciti sudati come ci eravamo entrati, e una sessione informatica purtroppo senza internet, che era a pagamento. E noi, da buoni backpackers, se non scrocchiamo non siamo contenti. Verso mezzanotte è finalmente il momento di andare a sdraiarsi sul letto al buio. Da qui a dormire ce ne passa... Così facendoci strada tra un rospo di quà e un casuario di là finalmente arriviamo alla nostra capanna. L'impatto con la foresta pluviale al buio è formidabile. Manco c'aspettassero, appena spenta la luce della nostra stanza, comincia un concerto di non si sa quali e quante bestie. Un frastuono indescrivibile unito alla pioggia battente ci tiene svegli a lungo, dopo un po' però il sottoscritto lancia due o tre gasteme (vedi post East Coast vol. 2) all'indirizzo degli abitanti della foresta e finalmente si ottiene un po' di tranquillità, tranne che per i rospi, che continuano a cantare in coro fino al mattino seguente.
La mattina dopo colazione veloce, check out e si parte per il sito di Cape Tribulation, non senza prima aver fatto fare colazione anche alle zanzare mediante due passeggiate in due diversi punti della foresta pluviale. Siti molto belli che si godono a pieno solo indossando uno scafandro da palombaro oppure uno schermo elettromagnetico ad alto voltaggio. Il sito di Cape Tribulation è in pratica una baia in cui l'Endeavour di Cook si incagliò non mi ricordo in quale anno e non mi ricordo nemmeno che diamine ci facesse quassù nel nord del Queensland. Forse forse non lo sapeva nemmeno lui...Fatto sta che, dato il pericolo corso e scampato, il buon Cook, con un enorme sforzo di fantasia, decise di chiamare questo posto Cape Tribulation. E' come se gli italiani decidessero di chiamare la Germania “Pooo po po po po poo pooo-nia” dopo la vittoria dei mondiali del 2006. A Cape Tribulation non è che ci sia molto da fare. C'è un lookout e una spiaggia infestata da coccodrilli, sicché dopo pochi ma intensi minuti, decidiamo di voltare i tacchi e riportare la Gollosa al di là del Daintree River, non senza prima aver fatto tappa alla Daintree Ice Cream Factory, un'azienda agricola che produce gelato usando solo i propri frutti coltivati. Ad accoglierci c'è una simpatica ragazza tedesca, arrivata in Australia col WHV e poi trasferitasi definitivamente dopo aver sposato un australiano. Il gelato del giorno è una coppa con tre frutti: mango, che sa di mango, uno che non mi ricordo che sa di stracciatella, e la papota, che sa di budino al cioccolato!!! Dopo averci parlato un po' di sè e della vita ai tropici, la tipa ci invita a fare un giro per la sua terra per dare un'occhiata da vicino ai frutti coltivati. Anche lì veniamo scortati da uno stormo di zanzare armate fino ai denti, cosicché il buon Bontà, sull'orlo di una crisi di nervi, invoca il rientro in macchina maledicendo per l'ennesima volta il Bent che si è portato il repellente per insetti ad Alice Springs, lasciando noi poveracci a combattere a mani nude contro gli insetti tropicali.
Gustato il gelato tropicale è tempo di riguadare il Daintree. Passato il fiume, e poiché non era nemmeno l'ora di pranzo, proseguiamo il nostro trip per Daintree Village, dove non c'è assolutamente nulla di interessante, sicché per dare un senso a quei 10 km decidiamo di fermarci lì a pranzare col nostro fido “pane e polony”. Il polony è un salume color rosa big babol ma non chiedetemi di cos'è fatto. E' meglio per tutti non saperlo, ma ogni backpackers che si rispetti in viaggio mangia quasi solo quello perché costa poco e crea un tappo antifame a lunga durata. Daintree Village è l'ultima tappa del “Fuggi da Foggia a Cape Tribulation Road Trip”, così non ci resta che affrontare i 100 km che ci separano da Cairns, di cui parlerò nel prossimo post.
Vi anticipo solo che io e Bontà di siamo innamorati di Cairns...
^^

7 commenti:

Dany ha detto...

L'unico vero tappo antifame è dato dalla torta mattonella...pochi cazzi...:)

dreamcatcher ha detto...

innamorati di Cairns....puoi dirlo forte....aspetto con ansia il tuo prossimo intervento

Luca ha detto...

grande polonio!!!

cmq siete pazzi senza repellente.. compratelo.. ti mando i soldi io! :)

valeriOZ ha detto...

attento a quel che offri...potrei accettare...
xD

crys ha detto...

Io ci ho festeggiato i miei venticinque anni al crocodylus di cape trib... lascrimuccia x me... ='(

p.s. più che pazzi a girare senza repellente sono pazzi a girare il queensland in wet season... xò almeno avete visto le Barron Falls con l'acqua...

p.p.s. Vale capisco che le foto le carichi già su facebook xò il blog senza foto è proprio triste...

valeriOZ ha detto...

mi caco troppo a caricare le foto sul blog ^^
in più così do risalto alla forza della parola.

tutto sommato la wet season non è sto gran spauracchio. abbiamo beccato tempo della mamma di gesù ovunque tranne che ad airlie causa ciclone.
a conti fatti lo rifarei, anche perchè l'umido di cape T in wet season è indimenticabile!
;)

dreamcatcher ha detto...

oooooooooooooooooooooooooooooo
aggiorna sto blog
echecacchio