martedì 8 settembre 2009

Le mie meritatissime ferie

Martedì 11 agosto 2009 inizia la mia avventura balinese. Avventura è il termine esatto per come è nata e per come si è poi sviluppata...Tanto per cominciare dovevo restarci 8 giorni ma già dopo sole 2 giornate avevo prolungato la permanenza di altre 2 settimane...
Atterro a Denpasar (in realtà l'areoporto è molto più vicino a Kuta Beach, ndr) alle 21:00 ora locale e prevedibilmente all'uscita vengo assalito da tassisti più o meno abusivi che tentano anche di vendermi accomodation a prezzi imbarazzantemente alti rispetto alla media.
Resisto comunque ai copiosi assalti e cerco di individuare altri backpackers in standby come me. Dopo pochi minuti noto due ragazzi alle prese con due ragazze, le quali però erano in partenza. Colgo la palla al balzo e chiedo loro se gli va di condividere un taxi per Kuta. A loro sta bene e mentre iniziamo a cercare un tassista dalla faccia onesta si aggiunge a noi un altro ragazzo cileno di nome Javier. Anche lui viaggia da solo ed è in cerca di cabmates per Kuta.
Dopo pochi minuti dall'atterraggio a Bali dunque non ero più da solo.
I prezzi che ci sentiamo chiedere per un passaggio a Kuta hanno del ridicolo (scopriremo poi): 200.000 rupie, circa 25 $ australiani, per pochi km di strada.
Dopo svariati “chessò?!” da parte mia finalmente un tizio ci offre il trasporto a “sole” 100.000 rupie, che diviso 4 fa 25.000 a testa: 4 $.
Smollati a Kuta iniziamo un girovagare di 2 ore e mezzo tra tutte le guest house e home stay che incontriamo ma la risposta è sempre la stessa: FULL!
Demoralizzati e stanchi morti per il vagabondare con zainacci in spalla, è il momento di riposarci un attimo e di mandare giù un boccone. Ci fermiamo quindi nella prima bettola a tiro e ordiniamo un piatto a base di riso più cianfrusaglie varie che adesso non vi sto a dire.
Nel frattempo facciamo amicizia con l'oste indonesiano il quale si offre di accompagnare uno di noi in scooter in cerca di accomodation. Va “volontario” Aron, uno dei due ragazzi inglesi, mentre io, Javier e Patrick aspettiamo spaparanzati e beati nella bettola. A turbare la nostra beatitudine arriva dopo circa 20 minuti una butrillona australiana di 37 anni originaria di Perth.
Senza che l'avessimo invitata a sedersi prende posto a tavola con noi e inizia a parlare parlare parlare senza sputare mai a terra. Poco dopo arriva la sua amica, sempre australiana e di Perth. Sono due donne maritate e con figli in vacanza da sole a Bali...e proprj a nuj avevna romb u cazz!
Anyway non tutte le butrille vengono per nuocere. Infatti Aron torna dopo circa un'ora con la prevedibile notizia del “tutto pieno”. Si profila quindi la prima notte balinese in spiaggia quando la butrilla ci offre la possibilità di dormire in stanza da loro in albergo. Stanchi e disperati accettiamo. Ci incamminiamo così verso l'albergo, che si trova a Seminyak, un villaggio poco distante da Kuta. Arrivati lì le due aussie ordinano vodka e limonata e ci offrono da bere a bordo della piscina dell'albergo.
Dopo 5 ore circa dall'atterraggio a Bali ero immerso nella piscina di un albergo ultralusso a sorseggiare vodka lime...GRATIS!!! Non ci potevo credere...
Tuttavia la cosa un po' mi puzzava...e col senno di poi avevo ragione...
Verso le 4:00 am torniamo in camera per il meritato riposo ma c'è un problema logistico: siamo in 6 su due letti king size. E la butrilla da sola si frega una grossa fetta di spazio...
Le tipe senza problemi uniscono i letti e ci invitano a dormire tutti insieme in un enorme lettone.
La puzza aumenta...
La prima a prendere posizione nel lettone è la butrillona visibilmente ubriaca che biascica più volte “You italian guy! Come here!” indicandomi il posto tra lei e il bordo del letto.
TAAAAAAAAAAAAAAAC!
Scoperto ormai il gioco della butrilla (l'altra tipa sembrava più tranquilla) trovo con maestria una scappatoia da quella che era ormai una trappola. Con la scusa di non voler rubare troppo spazio agli altri decido di dormire sul piccolo divano di fianco al letto, lasciando in balia della butrilla il povero Aron, che nel frattempo si era tuffato nel lettone ignaro di cosa lo aspettasse...
(asdhuashduashduashduashuashduashduashasudasuhdasudh ogni volta che ci ripenso mi piego in 8 dalle risate ahudhasudasudhausdhasd)
Per me, Javier e Patrick la notte trascorre più o meno tranquilla, scossa soltanto a tratti dal russare profondo di Javier...Non si può dire lo stesso per Aron, che durante tutta la notte è impegnato a respingere i pesanti attacchi della butrillona.
Senza scendere nei particolari, per lui è stata una notte d'inferno, tant'è che verso le 10:00 del mattino mi sono svegliato e l'ho trovato rannicchiato ai piedi del letto... xD
Non male come prima avventura a Bali.

La seconda giornata comincia veramente tardi e torniamo a Kuta all'ora di pranzo. Ci fermiamo a mangiare qualcosa in una sorta di ristorante e per caso Patrick trova una sistemazione per tutti e 4 a 50.000 rupie a testa a notte, colazione inclusa. Mas que nada...
I successivi 4 giorni a Bali li passiamo scorrazzando per l'isola a bordo di scooter e perdendoci svariate volte a causa della segnaletica verticale lasciata un po' al caso...
Riusciamo comunque a visitare spiagge bellissime e templi altrettanto belli. Uluwatu, Dreamland, Padang Padang e Pecatu per citarne alcuni.
Il secondo giorno di noleggio scooter facciamo meta verso Mount Batur, uno dei tanti vulcani attivi della zona. Ai piedi di questo vulcano si stende un lago sulle cui sponde sorgono diversi villaggi. Decidiamo di noleggiare un barca per visitare un piccolo tempio posto sull'altra estremità del lago, irraggiungibile in scooter. Dividiamo il noleggio con una ragazza serba che vive a Bali da 6 anni e grazie alla quale riusciamo a capire qualcosa in più del tempio e della cultura locale. Si tratta in realtà di un tempio-cimitero dove i cadaveri non vengono cremati ma sepolti vicino ad un albero che copre completamente il tanfo della putrefazione. La ragazza ci spiega anche che si tratta di una pratica unica, in quanto per la religione indu è indispensabile cremare il corpo dopo la morte affinché l'anima sia libera. Dopo il tempio facciamo anche tappa al vicino villaggio. Uno di quelli che vedi solo nei documentari e che è assolutamente al di fuori di ogni percorso turistico. E' un villaggio poverissimo e la gente del luogo è molto cordiale e disponibile, tant'è che alcuni di loro ci accompagnano per un tour del piccolo insediamento.

Dopo 4 giorni di scooter, di comune accordo decidiamo di spostarci su Lombok, un'isola a est di Bali, per sfuggire all'alta stagione turistica balinese, che vede un pullulare di aussie molesti e ubriachi nonché di italiani, che tuttavia non ho trovato casinari come mi aspettavo. Il traghetto che da Padangbai porta a Lembar è uno dei più lenti della storia (nonché uno dei più sporchi e arrugginiti xD). Per percorrere 15 km infatti impiega 4 ore e mezza.
Da Lembar ci spostiamo a Senggigi, dopo una sanguinosa trattativa con l'autista dello shuttle bus.
Lombok è più selvaggia di Bali, in quanto non ancora aggredita dal turismo di massa ed offre una vasta serie di spiagge bianchissime ricche di conchiglie e coralli.
A Senggigi il secondo giorno assistiamo allo spettacolo folkloristico della “stick fighting”, che fa parte della tradizione lombokiana. Si tratta di una lotta tra esponenti di East, West, South e North Lombok eseguita a passo di danza che vede i due contendenti combattere con uno scudo e un bastone di legno. Vince chi colpisce sul capo l'avversario. E' uno spettacolo affascinante e nonostante i duelli siano alquanto duri e abbastanza cruenti, i due contendenti al termine si abbracciano in segno di stima e rispetto. E' molto divertente osservare le espressioni dei due contendenti durante il combattimento e non sono rari sberleffi e cenni di scherno tra i due.
A Mataram invece, capitale di Lombok, veniamo invitati da un tizio del posto alla “cock fighting”: la lotta dei galli. L'avrete vista 3.000 volte in tv per cui è inutile che la descriva. Ed è proprio come si vede in tv! Cioè con le gente che scommette e urla per incitare i galli a scannarsi reciprocamente. Un tizio del luogo che parlava un po' di italiano ci ha spiegato che si tratta di una tradizione indu, secondo la quale il sangue dei galli versato serve a tenere buoni gli spiriti.

L'esperienza più bella che ho fatto a Lombok è senz'altro la scalata del vulcano attivo Rinjani. Partenza da 600 mt e arrivo a 2.600 mt dopo 7,5 km di percorso in salita. E' stata forse la cosa più faticosa che abbia mai fatto ma lo spettacolo in cima mi ha ampiamente ricompensato. Essendo un vulcano attivo si può vedere e sentire la lava sgorgare dal vulcano, che è formato da un cratere esterno (scalabile) un lago interno e un cratere più piccolo e attivo all'interno del lago.
Lo spettacolo di notte è da mozzafiato. Il rumore della lava che sgorga è impressionante e di tanto in tanto è possibile udire delle vere e proprie esplosioni, mentre il colore rosso vivo della colata risalta ancora di più nelle tenebre.

Dopo 4-5 giorni trascorsi a visitare Lombok e soprattutto per riposarci dopo la tremenda esperienza fisica del Rinjani, facciamo rotta verso 3 isole minuscole poco distanti da Lombok: le Gilis. Sono 3 isole davvero piccole. La più grande infatti, Gili Trawangan, dove abbiamo soggiornato noi, è percorribile a piedi in loop in circa un'ora. Essendo alta stagione ed essendo un posto esclusivo data la sua dimensione, i prezzi per le accomodation erano a livelli stratosferici così io e Javier decidiamo di dormire in spiaggia sin dalla prima notte, lasciando i bagagli nel magazzino di una guest house che il proprietario ci ha gentilmente lasciato usare gratis.
L'atmosfera su Gili Trawangan e anche sulle altre Gilis è onirica. Difficile trovare un posto al mondo più rilassato, grazie anche alla mancanza di mezzi a motore, cani e polizia. :P
Molta gente arriva alle Gilis per trascorrervi 2 o 3 giorni e finisce col restarci più a lungo. E così è successo a noi. Per ben due volta abbiamo rimandato la partenza di un giorno semplicemente perché è difficilissimo staccarsi da quello che ha tutti i crismi di un paradiso.
Su GT io e Javier abbiamo fatto amicizia con un gruppo di musicisti reggae indonesiani che vivono lì durante tutto l'anno. Molti di loro non sono nati lì ma vi si sono trasferiti per il clima e l'atmosfera. E io li capisco!!!
Per due sere siamo stato in loro compagnia a fare jam session reggae sulla spiaggia al tramonto (uno dei più belli mai visti finora), dopo il quale, abbiamo cenato con red snaper alla brace, accompagnato da riso, chili e verdure da mangiare solo ed esclusivamente con le mani. Una delle cene più buone che abbia mai avuto...anche perché completamente gratuita!!! xD
Oltre ad oziare e ad ammirare tramonti da favola (un rito immancabile su Gili Trawangan) io e Javier siamo anche andati a fare snorkeling. Pesci coloratissimi, mante, tartarughe, piccoli squali e coralli spettacolari pullulano nel mare delle Gilis. Peccato non aver avuto a disposizione una fotocamera adatta perché la varietà di colori e di forme di vita era impressionante.

Il 30 agosto finalmente troviamo la determinazione di lasciare Gili Trawangan e dopo circa 9 ore di viaggio in barca, shuttle bus, traghetto e di nuovo shuttle bus, io e il mio tripmate cileno torniamo a Bali in località Ubud, dove si trova la Monkey Forest, un tempio immerso nella giungla e abitato da scimmie.
A Ubud trascorriamo un paio di notti, giusto il tempo di visitare la Goa Gajah (o Elephant Cave) e di assistere alla Barong dance, una delle danze folkloristiche di Bali.

Il 1 settembre saluto Javier, diretto a Java, e torno a Kuta da solo per un meritatissimo massaggio balinese (le migliori 40.000 rupie spese a Bali) e per l'ultima serata allo SkyGarden, la nostra discoteca preferita, in compagnia di Anna e Ruth, due ragazze rispettivamente tedesca e israelo-olandese, conosciute a Gili Trawangan.
Il giorno dopo, grazie alla ormai consumata esperienza in bargaining con gli indonesiani, riesco ad affittare uno scooter per un'intera giornata incluso accompagnamento in areoporto a sera a 50.000 rupie, prezzo standard per il solo noleggio e per corsa in shuttle bus verso l'areoporto. Tutto ciò per visitare finalmente uno dei templi più famosi di Bali, Tanah Lot. Si tratta di un tempio costruito su di una scogliera a picco sull'oceano, che durante l'alta marea diventa virtualmente irraggiungibile a piedi. Tanah Lot è uno spot stupendo per il tramonto (googleggiate gente, googleggiate), ma ovviamente quando ci siamo andati io e Neta, un ragazzo israeliano conosciuto a Lombok, il tempo faceva alquanto cagare e abbiamo visto delle “splendide” nuvole.
La sera stessa riparto da Bali, dove il terremoto che ha colpito la parte ovest di Java non si è sentito (e manco nella parte est mi ha confermato poi Javier), alla volta di Darwin dopo 22 giorni di più o meno “ferie” dal mio viaggio in terra australe.

2 commenti:

Bent! ha detto...

e poi si lamentavano dei miei post visto che secondo alcuni (tipo te!)erano "lunghi"....:)

Dany ha detto...

Mi sono fermato a metà...nn ce la faccio + cazzo...:P