domenica 6 settembre 2009

Red Centre

Martedì 28 luglio la sveglia è ancora una volta di quelle che ti fanno gastemare tutt i sand e i madonn d stu munn (scusate il foggianish ma nessun'altra lingua rende meglio il concetto), perché Ludovico è lento e devo affrontare i quasi 550 km che mi separano dalla meta principe di questo viaggio: Uluru. Quel freccione (foggianish per "grossa pietra") rosso ocra in mezzo al deserto altrimenti noto come Ayers Rock.
Per raggiungere Uluru circa 200 km a sud di Alice Springs occorre prendere una deviazione dalla Stuart Highway che prosegue verso ovest e prende il nome di Lasseter Highway. E' lunga ragazzi, non c'è che dire, e l'attesa e i km precedenti la rendono ancora più lunga di quanto sia realmente.

Stavo guidando da un bel pezzo sulla Lasseter quando una grossa sagoma all'orizzonte cattura la mia attenzione. Strizzo gli occhi un paio di volte ma mi rendo subito conto che non si tratta di Lui ma del monte Connar, molto simile a Uluru. Per fortuna avevo letto di questo suo parente per cui non ho esultato inutilmente come fanno invece molti babbei... xD
Dopo una 50 di km però la sagoma che si scorge è quella giusta. Non riesco a descrivere cosa ho provato dopo il primo sguardo. Stupore, incredulità, gioia e costernazione tutte mischiate insieme.
Ce l'avevo fatta!
Nonostante i problemi e le incertezze precedenti avevo condotto Ludovico attraverso il deserto nel cuore dell'Australia al cospetto di uno dei monumenti più belli della natura.
Una soddisfazione che mi rimarrà per sempre.
Mi trovavo lì, da solo a bordo di Ludovico e ce l'avevo davanti... Avrò guidato con la bocca spalancata per diversi km per poi indossare un ghigno trionfante... colonna sonora di tutto ciò "The Ecstasy of Gold" del maestro Ennio Morricone.
Passata la prima fase di sbigottimento alle 14:00 sono già al parcheggio del Mala Walk per intraprendere il periplo di The Rock (come viene chiamato amichevolmente). Si tratta di 10 km che toccano alcuni punti importanti, come siti sacri per gli Anangu (la popolazione aborigena locale), sorgenti d'acqua, gole e siti di arte rupestre. Il percordo non è affatto impegnativo fisicamente essendo pianeggiante, ma lascia comunque il segno perché si sta camminando intorno al monolite più famoso del mondo! Roba che non capita tutti i giorni insomma...
Finita la passeggiata con le batterie della macchinetta completamente scariche per le decine e decine di foto scattate è il momento di ammirare il tramonto su Uluru. L'orario previsto è per le 18:25 e benchè sia lì 40 minuti prima trovo già una mandria di avvantaggiati che avevano fatto più brutto di me. E io che pensavo di aver fatto peggio di tutti... =D
Durante le varie fasi del tramonto, Uluru assume diverse tonalità: dall'ocra acceso passa gradualmente al marrone scuro e assistervi è uno spettacolo che da solo vale il prezzo del biglietto (d'ingresso al parco 25$ a persona :P). Purtroppo è difficile descriverlo a parole...per cui se volete sapere di cosa sto parlando compratevi un biglietto aereo e venite in Australia a dare un'occhiata!
L'altra "grossa" esperienza legata ad Uluru è la prima pasta cucinata all'interno di Ludovico! =D
Praticamente se attacco Ludo ad una normale rete elettrica ho a disposizione prese interne per caricare le batterie ed un "potentissimo" fornello elettrico!!! xD
Cucinare nel deserto a poca distanza da Uluru e sotto un cielo che più stellato non si può è un'altra di quelle cose più uniche che rare che posso fregiarmi di aver fatto...

Il mattino seguente (29 luglio) è di nuovo superlevataccia per ammirare l'alba su Uluru. Anche stavolta pensavo di essere tra i primi a guadagnare uno spot decente. Errore. C'è già una masnada di gente e riuscire a trovare un posto buono da cui scattare foto senza avere altre persone tra i piedi è veramente dura. L'alba, prevista per le 7:18, non delude le aspettative anche se il tramonto resta comunque più suggestivo.

Archiviata la pratica “alba su Uluru” mi metto in marcia verso l'altra attrazione dell'Uluru-Kata Tjuta National Park, le Kata Tjuta appunto che nella lingua degli Anangu significa “molte teste”. Si tratta di monoliti molto più piccoli di Uluru ma molto vicini tra loro, tanto da formare gole e valli. All'interno di queste si trovano siti sacri per gli Anangu per cui è proibito camminare fuori dal tracciato oppure accedere a determinate zone. Poco male perché comunque i sentieri consentono di ammirare praticamente tutte le zone interessanti. La giornata è soleggiata ma parecchio ventosa in mezzo ai monoliti. Non a caso un tracciato è appunto chiamato Valley of the Winds.
Siccome in viaggio perdere tempo è impossibile, nonchè vietato, nel primo pomeriggio, subito dopo le Kata Tjuta, sono in viaggio per il Kings Canyon, distante circa 300 km. Per coprirli c'ho messo un po' dato che Ludovico non è un fulmine di guerra, ma per fortuna sono arrivato giusto in tempo per ammirare il tramonto! :P
Anzi, ho avuto addirittura il tempo di trainare la macchina di una famiglia aborigena ad una roadhouse per riparare la cinghia!!!

Al resort del Kings Canyon National Park conosco due francesi mezzi matti, con cui il mattino dopo (30 luglio), senza manco esserci messi d'accordo, ci troviamo al parcheggio da cui comincia la passeggiata lungo il Kings Canyon. Al che decidiamo di farci questa sgambata in reciproca compagnia. E che sgambata! I primi 50 metri sono su una scalinata naturale praticamente verticale, poi per fortuna il resto del percorso prosegue lungo il bordo del Canyon con pendenze nulle o ridicole.
La parte interna della gola è molto bella, soprattutto quando si arriva in fondo al cospetto di una parete rocciosa completamente liscia.
Si può anche scendere all'interno dove una piccola cascata forma un bacino che da solo ospita un intero microcosmo di creature non più presenti altrove a causa delle mutate condizioni climatiche nel corso di milioni di anni.
Dopo il percorso “long” affrontato coi due francesi sul bordo del Canyon, avendo un patrimonio di qualche ora da poter spendere, decido di percorrere rapidamente la camminata “short”, lunga solo 1 km, all'interno del Canyon. Nulla di che però, potevo anche risparmiarmela...

Dopo la visita al Kings Canyon è il momento di riprendere la Stuart Highway, detta anche Explorers' Highway e di raggiungere Alice “sboc” Springs. Arrivo in serata verso le 20:00 e dopo un inutile vagare tra caravan parks alla ricerca di un posto (tutti busy o abominevolmente expensive) decido che è la volta buona di fare il punk e dormire dove capita, così mi parcheggio davanti ad un caravan park, in cui avevo tentato inutilmente di contattare la reception per un late check-in, e passo lì la notte dormendo placidamente dentro Ludo, svegliato di tanto in tanto solo da qualche residente del caravan park che porta fuori il proprio cane per pisciarlo.
;)

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