Parto all'alba con una canzone ben precisa nella testa e negli auricolari: Wind of Change degli Scorpions...accompagnata dal sole del deserto che si leva alla mia destra abbagliandomi dolcemente. Tutti i dubbi e le ansie se ne vanno sulle note della canzone, e la notte piovosa lascia il posto ad una calda mattinata.
Sulla strada solo 2 soste tecniche per riformimento. La prima a Pimba e la seconda a Glendambo, il cui cartello di benvenuto descrive le composizione della popolazione...

xD
Arrivo a Coober Pedy nel primo pomeriggio, così ho il tempo di visitare il Big Winch Lookout e due chiese sotterranee: la Revival Church e la St Paul and St Peter Church, eretta dall'associazione minatori italiani di Coober Pedy in memoria di uno di loro morto nel 1965.

Coober Pedy è anche detta Opal City e il motivo è presto detto: la cittadina stessa è un'enorme miniera di opale in mezzo al deserto e tutto in città gira intorno a questo. Arrivando da sud ci sono tantissimi cartelli che indicano la presenza di miniere nei dintorni e invitano alla prudenza per la presenza di pozzi non segnalati.
A me è sembrata un enorme set di un film postapocalittico a causa della luce rossastra che la pervade e della presenza dappertutto di relitti meccanici, che le conferiscono qualcosa di spettrale e surreale.
A Coober Perdy alloggio al Radeka's Downunder, un ostello/motel costruito in gran parte 6,5 metri sottoterra sulla scorta delle dugout, le case sotterranee costruite in questa regione del deserto. Il motivo è semplice. D'estate quando fuori ci sono 50° nel dugout ce ne sono 25, mentre d'inverno se di notte fa 0° nel dugout addirittura 23. Il proprietario è un personaggio con barbona e cappellaccio di pelle a tese larghe di nome Martyn, molto alla mano e disponibile. Dopo 6 giorni di viaggio questo è il primo ostello che mi concedo. Il prossimo forse ad Alice Springs.
Lunedì 27 sveglia comoda e giro per Coober Pedy in attesa dell'inizio del tour di cui avanti. Per conto mio visito le chiese sotterranee (nulla di che, mi aspettavo molto meglio...) e il nuovo cimitero in stile Master of Puppets

(se non sapete di cosa sto parlando googleggiate su google immagini) che vanta le tombe più bizzarre che abbia mai visto: attrezzi da lavoro, barili di birra, castelli in miniatura, ecc. Verso le 12:15 benza, controllo pressione gomme e rientro al Radeka's dove mi attende un tour di Coober Pedy e dintorni. Scopro subito che il tour comprende anche 1 delle 3 chiese, viste in precedenza, e il cimitero...ma vabè... Il tizio che lo conduce è un greco di nome Dimitrios o Jimmy the Runner per gli amicici di Coober e vive a Coober Pedy dal 1963. E' una sorta di capo carismatico di Coober Pedy, fa parte di tutti i circoli, è membro di tutte le associazioni nonchè apprezzato minatore ancora adesso all'età di circa 65 anni, e il soprannome deriva dalla sua rapidità nella fuga dopo aver acceso la miccia dell'esplosivo usato sul lavoro.
Sul bus sono in compagnia di due coppie neozelandesi e Jimmy ci porta in giro per Coober illustrando nei minimi particolari ogni singolo angolo della cittadina. Praticamente non tace mai. Poi finalmente si va fuori: campo da golf brullo, giro per i mine fields con tanto di noodling (una minchiata secondo me: praticamente ti lasciano cercare l'opale a mani nude in mezzo a delle macerie...mmmah...) e visita alla casa di Harry Crocodile, un mezzo matto di origine tedesca che negli anni '60 si trasferì in Australia per cacciare coccodrilli e che viveva in una specie di antro arredato e decorato da lui stesso nei modi più assurdi. Poi Breakaway Reserve, un'enorme spianata desertica a circa 30 km da Coober Pedy che n milioni di anni fa era ricoperta dall'oceano.
Laggiù il tour di fa davvero interessante dato che Jimmy guida il bus giù sulla spianata a pochi metri da una coppia di curiose colline sacre per gli aborigeni del posto e chiamate “black dog and white dog”.

A vederle tutto sembrano tranne che cani...ma vabè... Dopo la Breakaway Reserve è la volta della dog fence, la recinzione più lunga al mondo (3500 km mi sa) che serve a tenere lontani quei fottuti dei dingo dalle fattorie di animali. Infine il Moon Plain, una pezzetto di deserto che somiglia molto alla superficie lunare.
Finito il tour alle 17:00 in punto schizzo a bordo di Ludovico e dopo 250 km circa, di cui gli ultimi 60 attraversando un territorio “infestato” da vacche, giungo alla roadhouse di Marla dove trascorro la notte antecedente al tappone uluriano!
2 commenti:
Al Radekas' c'era ancora il maniaco russo-polacco??!! =P
penso di no.
e se c'era era ben nascosto nell'ombra.
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