giovedì 3 settembre 2009

Coober Pedy

Domenica 26 luglio mi sveglio di buon'ora e alle 7 sono già in viaggio. Mi aspettano 540 km per Coober Pedy in solitaria. Non nego che la cosa la sera prima mi aveva fatto un po' paura. Fortunatamente però il mattino dopo ho pochi pensieri per la testa, anzi solo uno: portare Ludovico attraverso il deserto a Coober Pedy.
Parto all'alba con una canzone ben precisa nella testa e negli auricolari: Wind of Change degli Scorpions...accompagnata dal sole del deserto che si leva alla mia destra abbagliandomi dolcemente. Tutti i dubbi e le ansie se ne vanno sulle note della canzone, e la notte piovosa lascia il posto ad una calda mattinata.
Sulla strada solo 2 soste tecniche per riformimento. La prima a Pimba e la seconda a Glendambo, il cui cartello di benvenuto descrive le composizione della popolazione...


xD

Arrivo a Coober Pedy nel primo pomeriggio, così ho il tempo di visitare il Big Winch Lookout e due chiese sotterranee: la Revival Church e la St Paul and St Peter Church, eretta dall'associazione minatori italiani di Coober Pedy in memoria di uno di loro morto nel 1965.



Coober Pedy è anche detta Opal City e il motivo è presto detto: la cittadina stessa è un'enorme miniera di opale in mezzo al deserto e tutto in città gira intorno a questo. Arrivando da sud ci sono tantissimi cartelli che indicano la presenza di miniere nei dintorni e invitano alla prudenza per la presenza di pozzi non segnalati.
A me è sembrata un enorme set di un film postapocalittico a causa della luce rossastra che la pervade e della presenza dappertutto di relitti meccanici, che le conferiscono qualcosa di spettrale e surreale.
A Coober Perdy alloggio al Radeka's Downunder, un ostello/motel costruito in gran parte 6,5 metri sottoterra sulla scorta delle dugout, le case sotterranee costruite in questa regione del deserto. Il motivo è semplice. D'estate quando fuori ci sono 50° nel dugout ce ne sono 25, mentre d'inverno se di notte fa 0° nel dugout addirittura 23. Il proprietario è un personaggio con barbona e cappellaccio di pelle a tese larghe di nome Martyn, molto alla mano e disponibile. Dopo 6 giorni di viaggio questo è il primo ostello che mi concedo. Il prossimo forse ad Alice Springs.

Lunedì 27 sveglia comoda e giro per Coober Pedy in attesa dell'inizio del tour di cui avanti. Per conto mio visito le chiese sotterranee (nulla di che, mi aspettavo molto meglio...) e il nuovo cimitero in stile Master of Puppets



(se non sapete di cosa sto parlando googleggiate su google immagini) che vanta le tombe più bizzarre che abbia mai visto: attrezzi da lavoro, barili di birra, castelli in miniatura, ecc. Verso le 12:15 benza, controllo pressione gomme e rientro al Radeka's dove mi attende un tour di Coober Pedy e dintorni. Scopro subito che il tour comprende anche 1 delle 3 chiese, viste in precedenza, e il cimitero...ma vabè... Il tizio che lo conduce è un greco di nome Dimitrios o Jimmy the Runner per gli amicici di Coober e vive a Coober Pedy dal 1963. E' una sorta di capo carismatico di Coober Pedy, fa parte di tutti i circoli, è membro di tutte le associazioni nonchè apprezzato minatore ancora adesso all'età di circa 65 anni, e il soprannome deriva dalla sua rapidità nella fuga dopo aver acceso la miccia dell'esplosivo usato sul lavoro.

Sul bus sono in compagnia di due coppie neozelandesi e Jimmy ci porta in giro per Coober illustrando nei minimi particolari ogni singolo angolo della cittadina. Praticamente non tace mai. Poi finalmente si va fuori: campo da golf brullo, giro per i mine fields con tanto di noodling (una minchiata secondo me: praticamente ti lasciano cercare l'opale a mani nude in mezzo a delle macerie...mmmah...) e visita alla casa di Harry Crocodile, un mezzo matto di origine tedesca che negli anni '60 si trasferì in Australia per cacciare coccodrilli e che viveva in una specie di antro arredato e decorato da lui stesso nei modi più assurdi. Poi Breakaway Reserve, un'enorme spianata desertica a circa 30 km da Coober Pedy che n milioni di anni fa era ricoperta dall'oceano.
Laggiù il tour di fa davvero interessante dato che Jimmy guida il bus giù sulla spianata a pochi metri da una coppia di curiose colline sacre per gli aborigeni del posto e chiamate “black dog and white dog”.



A vederle tutto sembrano tranne che cani...ma vabè... Dopo la Breakaway Reserve è la volta della dog fence, la recinzione più lunga al mondo (3500 km mi sa) che serve a tenere lontani quei fottuti dei dingo dalle fattorie di animali. Infine il Moon Plain, una pezzetto di deserto che somiglia molto alla superficie lunare.

Finito il tour alle 17:00 in punto schizzo a bordo di Ludovico e dopo 250 km circa, di cui gli ultimi 60 attraversando un territorio “infestato” da vacche, giungo alla roadhouse di Marla dove trascorro la notte antecedente al tappone uluriano!

2 commenti:

crys ha detto...

Al Radekas' c'era ancora il maniaco russo-polacco??!! =P

valeriOZ ha detto...

penso di no.
e se c'era era ben nascosto nell'ombra.